Diario/blog di Lorenza Zambon "attrice giardiniera". Il teatro e la natura. Le mie passioni e il mio lavoro sono la stessa cosa. Un teatro fuori dei teatri che parla del rapporto con le piante, i giardini, i paesaggi. Insomma con il pianeta. Mi definisco e voglio essere attrice-giardiniera, nel senso che per essere giardinieri non occorre avere un giardino perchè il giardino è il pianeta e tutti noi ci viviamo dentro. archivio blog precedente su blog.teatroenatura.net
giovedì 20 gennaio 2011
nuovo progetto n. 2: Sylva. Variazioni sulla foresta
la mia amica Paola Gamba di Padova mi manda questo disegno come regalo beneaugurante per Sylva . ecco qui la lettera con cui sto diffondendo l'idea
Gentilissimi
Si apre un anno complesso e sicuramente non facile. Proprio per questo ho deciso di tener alto lo spirito e di far nascere quest’anno molte cose nuove, forse addirittura tre.
Per ora ve ne annuncio una.
Il 2011 è stato proclamato dall’ONU Anno internazionale delle Foreste; non so mai che effetto reale abbiano questi anni internazionali, comunque voglio celebrarlo a mio modo e dedicare alle foreste uno spettacolo tutto per loro, pronto a primavera.
Si chiama Sylva .Variazioni sulla foresta … in cui si narra la Storia visionaria delle italiche foreste e si canta Il grande bosco profondo; si tesse L’elogio del gerbido e si contempla la vita andando a scuola dalla Foresta maestra; si scovano Foreste di città e ci si riscopre Per sempre selvatici …
Desiderate anche voi occuparvi di Foresta ? Facciamolo assieme!
Vi propongo anche un’altra ipotesi, più ampia: qualcuno di voi ha un minimo più di spazio e di disponibilità (un minimo proprio) e vuole dedicare ad un luogo, un bosco, una foresta particolare (antica o appena nata , su una montagna o circondata da una periferia) un’intera giornata o magari un’intera notte? Oppure vorreste evocare la Foresta in un posto dove non c’è neanche un filo d’erba? Il Villaggio mobile di azione artistica può giungere fino a voi! Con me e con Sylva ci saranno gli Universi sensibili di Antonio Catalano con la sua installazione spettacolo Boschi- meraviglie; ci saranno ospiti come il poeta Tiziano Fratus, l’Homo radix che vi proporrà il suoi Appunti di viaggio per cercatori di alberi oppure il gruppo di ricerca musicale Enten Hitti con il loro Sleeping Concert per dormire e sognare assieme sogni di foresta, o il grande Carlo Actis Dato con i suoi Verdi suoni ….
Una dichiarazione d’amore per un luogo. Una trama aperta ed adattabile che può accogliere anche, se lo desiderate, presenze del posto, artisti, musicisti , ma anche dichiarazioni e “manifesti” su quello che state portando avanti
Un insediamento leggero, una giornata di preparazione e una giornata di festa (nessuna struttura, nessuna esigenza tecnica, nessuno spreco). Il luogo così com’è …. e che poi sarà più bello di prima.
Parliamone! E con questo auguro a tutti un anno fertile e verdeggiante
mercoledì 12 gennaio 2011
nuovo progetto: il giardino sacro
passato il primo turno di selezione del bando "teatri del sacro", occasione felice per rilavorare con alcune "sorelle di giardino". ecco qui l'idea di partenza con i limiti di linguaggio e di spazio dovuti alla compilazione bando Il giardino sacro. Radice del progetto è l’incontro fra Lorenza Zambon (“attrice giardiniera” che esplora da tempo la relazione fra teatro e natura) e un gruppo di giovani artiste aggregatosi all’interno del laboratorio “Coltivando il nostro giardino”, Roma genn –aprile 2010; esperienza forte tanto da produrre un gruppo che intende proseguire nella ricerca di un teatro “fuori dai teatri”, in senso fisico ma soprattutto poetico ed etico, volto indagare, scoprire e condividere la comprensione, non solo razionale, di punti focali su cui si possa basare un nuovo e più responsabile pensiero/sentimento della natura, senza temere di spingersi verso la ricerca spirituale che il contatto profondo con "la natura" implica inevitabilmente. Con questo spettacolo si cercano risposte, probabilmente plurime, parziali o magari contraddittorie ad alcune domande: l’esperienza della relazione con la natura può condurre oggi ad un’esperienza del “sacro”? Questa accezione di “sacro” può costituire un punto di contatto fra diverse esperienze religiose? Può essere un ponte con esperienze spirituali non immediatamente riconducibili alle Religioni propriamente dette?
La forma: lo spettacolo è pensato per l’aperto in primavera-estate (spazi naturali: parchi, giardini, boschi) senza strutture quali palchi, pedane, ecc; in inverno per spazi non tradizionali, ma vuol riuscire a portare frammenti di natura vivente addirittura dentro ai teatri. Niente scenografia ma installazione vegetale vivente: un “giardino temporaneo” realizzato con supporti innovativi pensati per l’arredo urbano, uno spazio amichevole e conviviale in cui attrici e pubblico possano condividere con semplicità e divertimento un’esperienza comune.
Il testo: drammaturgia originale di L.Zambon basata su un lavoro di ricerca comune. Qualche accenno a fonti, suggestioni, supporti teorici: l’esperienza personale delle artiste coinvolte, l’andare in natura, il fare anima di paesaggio, il coltivare i luoghi; la pratica meditativa del giardinaggio; riscontri e confronti nell’opera di autori fra cui P.Pera, G.Barbera, E. e A.Giorgetti, M. Meschiari, R.Panikkar, F.Capra.
Fasi di lavoro presso la casa degli alfieri, durate diverse : autunno (approfondimento esperienze condivise in natura) inverno ( creazione materiali di base: la scrittura automatica, l’haiku, la narrazione a più voci, il diario del seme) primavera ( la drammaturgia/paesaggio. Primi passi nel “giardino”) estate ( la messa nello spazio, ospiti, prove aperte)
La forma: lo spettacolo è pensato per l’aperto in primavera-estate (spazi naturali: parchi, giardini, boschi) senza strutture quali palchi, pedane, ecc; in inverno per spazi non tradizionali, ma vuol riuscire a portare frammenti di natura vivente addirittura dentro ai teatri. Niente scenografia ma installazione vegetale vivente: un “giardino temporaneo” realizzato con supporti innovativi pensati per l’arredo urbano, uno spazio amichevole e conviviale in cui attrici e pubblico possano condividere con semplicità e divertimento un’esperienza comune.
Il testo: drammaturgia originale di L.Zambon basata su un lavoro di ricerca comune. Qualche accenno a fonti, suggestioni, supporti teorici: l’esperienza personale delle artiste coinvolte, l’andare in natura, il fare anima di paesaggio, il coltivare i luoghi; la pratica meditativa del giardinaggio; riscontri e confronti nell’opera di autori fra cui P.Pera, G.Barbera, E. e A.Giorgetti, M. Meschiari, R.Panikkar, F.Capra.
Fasi di lavoro presso la casa degli alfieri, durate diverse : autunno (approfondimento esperienze condivise in natura) inverno ( creazione materiali di base: la scrittura automatica, l’haiku, la narrazione a più voci, il diario del seme) primavera ( la drammaturgia/paesaggio. Primi passi nel “giardino”) estate ( la messa nello spazio, ospiti, prove aperte)
domenica 9 gennaio 2011
meditazione sull'albero
Guardare e vedere
Cammino verso l’albero in mezzo al prato, vado dritta verso di lui.
Mi fermo quando riempie completamente il mio sguardo.
Allora comincio a girargli intorno. E lo guardo. Giro, giro. E lo guardo.
Non riesco veramente a vederlo tutto intero. I miei occhi corrono da un particolare all’altro, da una parte all’altra, su e giù. Non fisso nulla. Non vedo nulla.
Continuo a girare. Continuo a guardare.
Qualcosa emerge. Quel punto dove si vede che c’era attaccato un ramo caduto. Quella foglia che spunta tutta da sola direttamente dal tronco, molto più sotto di dove cominciano i rami.
Piccoli particolari. Li ricordo, mi accorgo di aspettarli mentre giro. Li ritrovo ad ogni giro.
Il primo ramo in basso che esce dal tronco. L’angolo che fa.
E poi gli altri rami, uno dopo l’altro. La loro forma, la loro inclinazione, la loro direzione … è così chiaro: è tutto determinato da un movimento, dal loro movimento verso la luce.
Anzi … quella che mi pare la loro forma è solo un lunghissimo momento del loro movimento …
... Forse tutto sulla Terra è un momento di un movimento!…
Le radici. Vicino al tronco affiorano leggermente. Poi si immergono. Si vede la loro direzione.
Posso immaginarle sotto la superficie della terra.
Si allargano a raggiera, arrivano a riempire un cerchio largo come la chioma. E sotto ce ne sono altre che sprofondano, tanto quanto è alta e larga la chioma.
Chiudo gli occhi e vedo l’albero tutto intero. Due chiome, una sotto terra, una nell’aria.
In mezzo il tronco. Tutto gli scorre sotto la superficie, l’energia del sole, la parte più sottile della terra sciolta nell’acqua … si uniscono.
L’albero e la sua forma tutta intera, il lungo momento di un movimento.
Posso andare indietro in quel movimento, vedere l’attimo di inizio, vedere dove è successo…in quel punto appena sotto alla superficie della terra, che ora è lì in basso al centro del tronco.
Quel punto in cui il seme che era uno è diventato due. E le due metà hanno cominciato a spingere una contro l’altra con una forza enorme.
E una metà ha cominciato ad affondare verso il centro della terra, e l’altra a salire verso il punto più alto nel cielo.
Posso quasi vederlo. La prima radice bianca e carnosa un po’ lucida che si butta giù a precipizio, aggira un sasso, si divide, si allarga. E dall’altra parte le due prime quasi foglie rotonde che si separano e si aprono e in mezzo le prime due vere foglie seghettate già uguali a quelle adulte … a quel punto c’è già uno stelo sottile, ma rigido e forte, non è certo un’erba questa … poi cresce e si divide … ancora e ancora.
Quel movimento continua ed è così chiaro, così “logico”… E’ così necessario che sia proprio così com’è …. Perché mi sembra anche giusto? Cosa centra il giusto e l’ingiusto? E soprattutto: perché mi sembra bello?
E posso vedere il flusso della forma in movimento che arriva all’albero così come è adesso …. che passa per l’albero così come è adesso … e poi continua, va avanti, verso l’albero come sarà. Lo vedo benissimo, non potrà che essere così, seguendo il movimento: quello sarà il primo ramo a seccarsi cadere, quegli altri che adesso sono verticali si allargheranno e diventeranno quasi orizzontali per far spazio ad altri rami che cresceranno più in alto… Vedo l’albero fra cento anni, fra duecento, e non è un albero qualsiasi, è quest’albero, enorme, nodoso, perché questo flusso è così logico, questa forma è così sensata.
Adesso l’albero è dentro di me. Lo comprendo. Lo eleggo centro del giardino … Per me, per questo breve momento, centro della Terra. Mi siedo e appoggio la schiena al tronco.
Da qui mi guardo intorno.
( da Variazioni sul giardino)
lunedì 3 gennaio 2011
dicono che quest'anno è l'anno delle foreste, per quel che vuol dire .. allora un piccolo omaggio alla Foresta Umbra:
la morte bella
Il faggio crolla.
Si spalanca di luce
il bosco vecchio.
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