domenica 17 marzo 2013
Maestri giardinieri . Nonna Pupa e il Giardino della Valle
Ho sentito che in certe pratiche spirituali o religiose si dice :
quando l’allievo è pronto il maestro arriva. Anche nel giardinaggio! …
o perlomeno, non so se io sono pronta, ma sta di fatto che i maestri
(mi) arrivano .. per le più diverse strade.
Ho conosciuto da poco Nonna Pupa. (un signora ultra ottantenne, elegante
e per bene, maestra di giardinaggio estremo.
Terra di magnifici giardini sono i laghi del nord, per via dei fianchi
scoscesi che stringono il lago e permettono ai giardini di specchiarsi
giù nell’acqua a certe ore e di mostrarsi alla vista lontana con
terrazze e salite e scale …. Giardini prestigiosi, più difficili da
vedersi da vicino, per via degli muri alti che spesso li circondano.
Terra di splendide ville anche, un tempo luoghi di delizia di nobili,
di gran borghesi, di artisti dai nomi sacri; ora soprattutto luoghi
da eventi, alberghi …le Fondazioni imperano.
Lì in mezzo a questo ricco ed elegante panorama, c’è come una frattura
quasi invisibile … uno di quei luoghi nascosti che sono come porte verso
un’altra dimensione …
.
Dalla strada in basso se non sai che c’è, se non ti ci portano, quasi
non te ne accorgi ; da sotto sembra che il Parco di Villa Erba e quello
della villa vicina si tocchino, confinino uno nell’altro … ma guardando
bene si vedono i due grandi muri di mattoni rossi che arrivano vicini ,
si piegano ad angolo e cominciano ad arrampicarsi su per il pendio quasi
paralleli; fra di essi si intuisce uno spazio di qualche metro,
infossato, da cui esce un rivolo d’acqua che poi passa sotto alla
strada . Una striscia stretta e ripida, incastrata fra i muri, che
sale fino al successivo tornante dove di nuovo è chiusa dalla strada
che passa sopra a un piccolo ponte.
lì sopra , a pochi passi , abita Nonna Pupa la signora del giardino
Io l’ho incontrata da poco, ma l’ho subito .. riconosciuta . Me la
vedo benissimo come doveva essere quando è cominciato tutto, trent’anni
fa, quando lei ne aveva quasi sessanta. Magra, piccolina e veloce ,
passava di là quando scendeva a piedi verso il paese sulla riva del
lago.
Me la vedo che si ferma nel punto dove la strada fa la curva e passa
sopra al rio, come si appoggia al piccolo parapetto e guarda giù …” …
sapevo, dice , sapevo anche se non lo vedevo, che esisteva qualcosa, lì
sotto… che esisteva un luogo, un territorio chiuso, impraticabile dalla
strada … si sentiva il suono del torrente, ma non lo si vedeva perché
tutta la piccola gola infossata era invasa dai rovi e da sterpaglie
che coprivano tutto …non si vedeva ma si sentiva … è questo che mi ha
incuriosito”.
Ed eccola lì che si ferma sempre più spesso , si incanta a pensare …
chissà com’è il torrente invisibile lì in basso, chissà com’è il fondo
della valletta , quanto profondo è … chissà cosa c’è la sotto!
Sì perché quello era un luogo di nessuno, fuori delle proprietà;
nessuno ci entrava mai, e lei lo sapeva bene quanta gente si fermava
proprio sul quel ponticello a buttar giù di tutto dalla spazzatura
normale a tutto quel che resta dalle demolizioni delle case, a
camioncini interi … calcinacci, mattoni e anche televisori rotti ,
ombrelle, scarpe vecchie ..era una discarica con l’acqua che scorreva
in mezzo … ma anche l’immondizia quasi non si vedeva perché c’era
tutto quell’ insieme di sterpi che la nascondeva … una discarica
ricoperta dai rovi …
Lei racconta e intanto io me lo immagino così chiaramente …so come
funzionano le teste di certi giardinieri ….. Il pensiero di quella
piccola terra di nessuno che affiora , ricorrente , che si insinua nei
pensieri di tutti i giorni …. Giorni difficili per la piccola nonna
che ha una figlia malata di (sclerosi multipla) una malattia cattiva
che la ferma, la immobilizza sempre di più, e due nipoti bambini da far
crescere grandi che vivono con lei … E intanto il torrente scorre sotto
ai rovi , ogni tanto si sente qualche uccello .. quel luogo la chiama,
senza dubbio. E un giorno lei si decide e risponde . “E stato così …
dice, a un certo punto il giardino ha cominciato ad esistere, nella mia
testa”
Ed eccola che si mette in moto. Chiede ai vicini alle persone che
abitano lì intorno se vogliono mettersi insieme e fare una bella
pulizia…ma nessuno ha voglia di mettersi in quel progetto pazzo .. …. (
domanda appoggio al comune e le rispondono qualcosa come ….se vuole
faccia, faccia pure, noi chiudiamo un occhio..)
Allora lei chiede aiuto ai nipoti e comincia così, lei e i due
ragazzini: si mettono a tagliare i rovi che sono ovunque , e li
ammucchiano, e fanno dei gran falò … (dice) “ Ah, bruciarli è stata
una cosa bellissima, divertentissima , , eh si !!” … quando lo dice il
suo viso fa un’espressione! .. un’espressione che … la auguro a tutti
noi quando avremo la sue età, la faccia dell’infanzia che vien fuori di
colpo , vivissima, da sotto la rete degli anni …
… e sotto ai rovi trovano tutto un “bendidio di immondizia ..” e così
la raccolgono , pezzo per pezzo, e la portano fuori, pezzo pezzo ,
riempiono almeno due camion di roba solo all’inizio …
E poi cominciano a piantare le prime piantine , alcune regalate dagli
amici, di nessun pregio, forsizie .. ma lei è felice perché si comincia
vedere qualcosa che cambia …e da lì vanno avanti, poco alla volta, anno
per anno partendo dall’alto e procedendo verso il basso … guardando bene
in giro … scelgono un frammento di spazio alla volta , si fermano,
piantano, sistemano bene quel pezzettino lì e poi …avanti, negli anni ,
passo dopo passo ”…
( eh sì, lo so bene … )(E’più difficile ma) ha un aspetto affascinante
fare giardini (su un pendio) dove la terra è scoscesa , dove tutto è
ripido, precario, tendente a cadere giù a franare inesorabile verso il
basso … succede da noi , sulla nostra collina di argilla, succede lì
in quella piccola gola incassata …l’acqua , (il torrente quando è in
piena) scava fra pietra e pietra … si porta via la terra e scopre
delle superfici dure … ma in qualche punto la sabbia e la terra trovano
una sporgenza, una piccola diga , e si accumulano … me la vedo la
piccola nonna , come se fossi nei suoi pensieri, nella sua testa di
giardiniera … osservo con i suoi occhi … quel gruppo di erbe grosse e
secche incastrate fra due rocce , è chiaro, riempiono con le radici una
fessura …. Si vede che trattengono dei sassetti, della sabbia , e si
fermano delle foglie … e quella pianta più grossa , quasi un alberello,
si vedono delle radici che affiorano , fanno come delle terrazzine , e
anche lì si fermano la terra e le foglie …. E ecco lì, in quella piccola
tasca fra le rocce sono nate delle erbe e anche loro danno una mano,
trattengono il suolo …. Ed ecco l’immaginazione ( la testa) della vera
giardiniera che parte, che si infiamma … me la vedo proprio, incantata,
meravigliata dall’eterno spettacolo delle piante che creano il suolo,
della vita che cresce su se stessa , che si oppone alla frana, alla
perdita, allo scorrere via… ed ecco il progetto che prende forma , non
tutto intero, non da architetto, ma solo a sprazzi, a pezzetti, dentro
alla trama delle cose ……. lì potrei incastrare dei sassi per fare
una piccola diga, lì se piantassi una fila fitta di iris forse
tratterrebbero le foglie che cadono da quell’albero e che rimarrebbero
lì a far più ricco il terreno di quella piccola sacca ….
Ed è così che la piccola grande giardiniera porta avanti il suo lavoro,
dentro la trama delle cose, anno dopo anno continua a dare una mano (
alla vita) : mette a dimora delle piante ma soprattutto ( alleva )si
occupa del suolo … dice che qui di terra ( ce n’era proprio poca, uno
strato sottile , sotto c’è tutta pietra … ma che in certi tratti lei la
terra ce l’ha proprio portata. In tanti modi, anche nei primi diciotto
anni, senza soldi e quasi da sola . Dice che avanzando verso il basso ,
pulendo, mettendo a posto , ad un certo momento è arrivata in un punto
vicino a uno dei due muri in cui evidentemente il giardinieri e gli
operai delle serre che ci sono dall’altra parte per anni avevano buttato
di tutto vetri, vasi rotti, bicchierini di plastica , tutto sopra il
muro …Ma avevano buttato fuori anche piante, un sacco di residui
vegetali .. e allora nel tempo si era formato un mucchio di terriccio
misto alla spazzatura … lei di terriccio ne aveva un gran bisogno, più
dall’altra parte , perché lì era tutto al sole , la terra si asciugava
troppo in fretta , si polverizzava … e allora lei ha messo una zanca
nel muro, ci ha attaccato un filo di ferro e l’ha portato dall’altra
parte del torrente e ci ha appeso uno di quei recipienti da muratore
(con una specie di carrucola .. ); poi si è messa a setacciare il
mucchio, finche si è formata una montagnetta di terriccio pulito , e
allora ha cominciato a metterlo nel recipiente un poco alla volta , poi
saltava di là dal torrentello, tirava, lo scaricava , ritornava ,
riempiva di nuovo e via così… piano piano ha portato tutta la terra
buona di là …l’ ha stesa, ci ha piantato sopra i gelsomini primulini e
tanti cespugli che l’hanno trattenuta e tenuta insieme con le radici…
adesso sembra che quella terrazza rigogliosa sporta sul torrente ci sia
sempre stata …
E andava anche, con sua nipote ragazzina , in un castagneto che allora
ancora c’era lì vicino, con castagni antichi, imponenti e sotto della
terra, della terra …terra di castagno: la migliore!
E quelle due andavano là con dei sacchetti di plastica da fare le spesa e
una canna di bambù, riempivano i sacchetti di terra profumata, li
infilavano nella canna, si mettevano una davanti e una di dietro e la
portavano giù , fino al giardino …
… E intanto i conoscenti , e quelli che passavano , che le dicevano chi
te lo fa fare , non servirà a niente, sei pazza, ti fai male, e poi il
torrente verrà giù e ti porterà via tutto, ma non vale la pena …
e poi fai troppa fatica ….. ma lei testarda, ovvio …”Se avessi ascoltato
tutte queste persone che passavano tutte pessimiste al massimo non
avrei fatto niente …. per affrontare una cosa che è più grande di noi,
un po’ di follia ci vuole …”,
E così va avanti, indefessa , trent’anni fino ad oggi …e avvengono tante
cose , ad ascoltarla si sentono storie che affiorano senza seguire
l’ordine del tempo …quel luogo di nessuno che diventa Il Giardino della
Valle, sempre aperto a tutti…. adesso c’è un’associazione che la
sostiene … il giardino ha anche vinto un premio ….
Ma il ricordo più forte è sempre quello di quando c’era sua figlia con
la sua sedia a rotelle , che stava con lei, nel giardino, in silenzio,
che la guardava lavorare …dice che mentre faceva qualcosa per quella
terra e quella terra faceva tanto per lei, dava serenità a sua figlia e
questo l’ha aiutata più di qualsiasi cosa .. poi più avanti giovanna
non poteva proprio più uscire e lei l’assisteva tutto il giorno … ma
ricava sempre qualche ora per scendere a lavorare in giardino per
ricostruirsi, per ritrovare energia dalla terra … dice che era una
specie di simbiosi …
e ricorda sopra a tutto quelle che lei chiama affettuosamente “le
piantacce” ; le aveva trovate, proprio all’inizio, erano sottili come un
mignolo, strisciavano in orizzontale perché erano sommerse e
schiacciate dalle immondizie e dai rovi … appena liberate avevano
cominciato a rialzarsi, a crescere, e lei poteva contemplare l’effetto
del suo lavoro in quei steli che si alzavano ogni giorno un poco di più
verso la luce , e si sviluppavano e adesso sono alberi alti “come
delle cattedrali”, e d’estate danno un’ombra magnifica … impossibile
esprimere come la consolava vedere quanto le piante, il luogo
rispondevano alle sue cure …
e poi dice “a cosa serve un giardino? …anche a pensarci di notte,
quando non riesci a dormire …”
E adesso che ci sono molti che frequentano il giardino, e accadono cose …
molte persone le raccontano che a volte entrano qui di cattivo umore,
pieni di pessimismo e di un terribile senso di noia e poi ne escono un
poco diversi, pieni di energia … saranno le spirali “quasi celtiche” che
lei ha fatto senza saperlo, e avvolgendole anche dalla parte giusta,
quella che fa bene….
Secondo me invece è proprio il giardino in sé … provate ad andarci, se
passate dal lago di Como … stateci un poco dentro ( confrontatelo anche
con i prestigiosi giardini che lo circondano … monumentali ) … vedrete
l’effetto che vi fa … è un giardino …no,non lo posso descrivere … posso
dire solo che si sente che ogni cosa , ogni gruppo di piante, ogni
frammento di spazio è frutto di un’amicizia, di un’intimità profonda …è
un giardino piccolo, in cui si può stare per ore … un giardino che fa
bene…
E’ questa, oggi, la gioia profonda di Nonna Pupa .. Ed ora lei pensa al
“dopo”, al suo “dopo”; serenamente, mi pare. L’unica preoccupazione:
che ne sarà del giardino “dopo”? Lei lo sa bene … questo non è un
giardino in cui basta la manutenzione … lì ci vogliono degli innamorati
….
.,.,.,.,.,..,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,..,,.,.,
Un pensiero per Gary Snyder, un omaggio. Da Sylva, variazioni sulla foresta
Ci sono rumori a volte nel bosco
che ancora non li hai veramente sentiti
e già la tua testa si è girata di scatto.
Ci sono brividi e movimenti dell’erba e delle foglie
che ti fanno arrestare, zittire, che ti fanno di sasso.
Cadono silenzi improvvisi nei boschi
che ti fermano il fiato.
Non sai perché
ma a volte ti abbassi di colpo
e ti metti in ascolto
Il tuo corpo sa cose che tu non ricordi.
Il tuo corpo è selvatico
Distingue il movimento della serpe nell’erba
da quello del vento.
Sente la vertigine del precipizio
i colpi duri del cuore se hai paura
e l’odore del sudore che cambia.
Sente la schiena che si drizza
l’occhio che si fa lucente
la pelle che si arrossa e si bagna
quando il momento dell’amore si avvicina.
e riprende fiato e si sdraia e in quiete riflette
come tutti gli altri corpi mammiferi,selvatico per sempre.
Guardare e vedere
Cammino verso l’albero in mezzo al prato, vado dritta verso di lui.
Mi fermo quando riempie completamente il mio sguardo.
Allora comincio a girargli intorno. E lo guardo. Giro, giro. E lo guardo.
Non riesco veramente a vederlo tutto intero. I miei occhi corrono da un particolare all’altro, da una parte all’altra, su e giù. Non fisso nulla. Non vedo nulla.
Continuo a girare. Continuo a guardare.
Qualcosa emerge. Quel punto dove si vede che c’era attaccato un ramo caduto. Quella foglia che spunta tutta da sola direttamente dal tronco, molto più sotto di dove cominciano i rami.
Piccoli particolari. Li ricordo, mi accorgo di aspettarli mentre giro. Li ritrovo ad ogni giro.
Il primo ramo in basso che esce dal tronco. L’angolo che fa.
E poi gli altri rami, uno dopo l’altro. La loro forma, la loro inclinazione, la loro direzione … è così chiaro: è tutto determinato da un movimento, dal loro movimento verso la luce.
Anzi … quella che mi pare la loro forma è solo un lunghissimo momento del loro movimento …
... Forse tutto sulla Terra è un momento di un movimento!…
Le radici. Vicino al tronco affiorano leggermente. Poi si immergono. Si vede la loro direzione.
Posso immaginarle sotto la superficie della terra.
Si allargano a raggiera, arrivano a riempire un cerchio largo come la chioma. E sotto ce ne sono altre che sprofondano, tanto quanto è alta e larga la chioma.
Chiudo gli occhi e vedo l’albero tutto intero. Due chiome, una sotto terra, una nell’aria.
In mezzo il tronco. Tutto gli scorre sotto la superficie, l’energia del sole, la parte più sottile della terra sciolta nell’acqua … si uniscono.
L’albero e la sua forma tutta intera, il lungo momento di un movimento.
Posso andare indietro in quel movimento, vedere l’attimo di inizio, vedere dove è successo…in quel punto appena sotto alla superficie della terra, che ora è lì in basso al centro del tronco.
Quel punto in cui il seme che era uno è diventato due. E le due metà hanno cominciato a spingere una contro l’altra con una forza enorme.
E una metà ha cominciato ad affondare verso il centro della terra, e l’altra a salire verso il punto più alto nel cielo.
Posso quasi vederlo. La prima radice bianca e carnosa un po’ lucida che si butta giù a precipizio, aggira un sasso, si divide, si allarga. E dall’altra parte le due prime quasi foglie rotonde che si separano e si aprono e in mezzo le prime due vere foglie seghettate già uguali a quelle adulte … a quel punto c’è già uno stelo sottile, ma rigido e forte, non è certo un’erba questa … poi cresce e si divide … ancora e ancora.
Quel movimento continua ed è così chiaro, così “logico”… E’ così necessario che sia proprio così com’è …. Perché mi sembra anche giusto? Cosa centra il giusto e l’ingiusto? E soprattutto: perché mi sembra bello?
E posso vedere il flusso della forma in movimento che arriva all’albero così come è adesso …. che passa per l’albero così come è adesso … e poi continua, va avanti, verso l’albero come sarà. Lo vedo benissimo, non potrà che essere così, seguendo il movimento: quello sarà il primo ramo a seccarsi cadere, quegli altri che adesso sono verticali si allargheranno e diventeranno quasi orizzontali per far spazio ad altri rami che cresceranno più in alto… Vedo l’albero fra cento anni, fra duecento, e non è un albero qualsiasi, è quest’albero, enorme, nodoso, perché questo flusso è così logico, questa forma è così sensata.
Adesso l’albero è dentro di me. Lo comprendo. Lo eleggo centro del giardino … Per me, per questo breve momento, centro della Terra. Mi siedo e appoggio la schiena al tronco.
Da qui mi guardo intorno.
( da Variazioni sul giardino) La danza dei pioppi. Pioppi cipressini in fondo al prato, alti e sottili, in fila. Si piegano al vento traverso, tutti insieme. No, non proprio insieme, si vede una leggera variazione nel movimento: un’onda percorre i pioppi. Prima è un brivido delle foglie mobilissime, brillano con scaglie luminose in mezzo; poi fluttuano i rami lunghi e sottili, sciolti come le alghe, quando fanno lunghe chiome nella corrente; poi cominciano a inchinarsi i fusti , così slanciati, così eleganti ... ... e il movimento scorre come un respiro, da uno all’altro. Così la danza dei pioppi mi rivela l’invisibile: l’aria. L’aria che arriva, incontra gli alberi, passa, va, ritorna invisibile. Forse prosegue e corre lontano. Forse si disperde. Non posso saperlo. E’ fuori dal mio regno. Scompare dal mio mondo. E in mezzo c’è onda e inchino, c’è prima e dopo. Ed io mi fermo a guardare e mi accorgo che non vedo i pioppi “e” l’aria. Vedo qualcosa che non è né alberi né aria, che è tutti e due, che non è una cosa, che è la danza. .,.,,.,.,.,.,.,.,.,. E anche danza l’ulivo giovane, proprio sotto alle mie finestre Danza l’alito che sale dalle valli la mattina presto quando lì sopra, da noi, sul lungo promontorio della collina, c’è limpido sole e si vede lontano ma giù, da una parte e dall’altra, le valli sono sparite sotto al lago immobile della nebbia. Ma l’ulivo comincia a danzare con le sue sensibilissime dita. Chiarissimo, splendente. Un respiro che sale dal basso, un palpito leggerissimo davanti al marmo verde del bosso, denso e immobile, e ai grandi cedri, immoti. Ma l’ulivo continua a danzare. Ora i rami che sembrano zampilli si appoggiano sulle onde della nebbia che sale, si allargano un po’ e ricadono molli, e tutto l’albero, lievissimo, ondeggia. Ora si vedono filacci di nebbia che dilagano e superano il crinale, poi montano verso l’alto, si involano e il sole scompare. Appaiono a tratti piccoli vortici, mulinelli di nebbia, e l’ulivo ora saltella più veloce e il bosso è sempre fermo ma più lucente e adesso cominciano a danzare anche i vecchi cedri, così alti sopra alla casa e il loro movimento è lentissimo e immenso. Ecco che ancora gli alberi mi mostrano l’invisibile: vedo l’aria che sommerge la collina e poi prende quota, verso il sole. Vedo l’aria, che è ovunque, che si muove incessante, che è il nostro elemento, che è il pianeta che ci entra dentro, una volta ogni cinque battiti del cuore. E’ proprio vero “siamo creature degli abissi, viviamo sul fondo di un profondissimo oceano d’aria”. Chissà quanto altro potrebbe raccontarmi la danza che io non comprendo, che è fuori dal mio regno ... Sì, adesso ne so di più dell’aria, c’è l’ho più presente, vedo sempre le sue mille piccole tracce, vedo come si muove, incessante ... Eppure lo so, io che guardo solo con gli occhi vedo una sola faccia della danza: vedo quello che succede agli alberi quando li tocca il vento ma non quello che succede al vento quando è toccato dagli alberi Bisognerà provare a stringersi ad un’ albero giovane, a seguirne gli inchini .... Bisognerà provare a danzare il vento, stando quasi immobile proprio sul crinale a sentire con tutta la carne, le ossa, con tutta la mente sparsa nel corpo quello che non è né aria né albero quello che è la Danza. ( un frammento dallo spettacolo "Sillabario della natura")
Nessun commento:
Posta un commento