Diario/blog di Lorenza Zambon "attrice giardiniera". Il teatro e la natura. Le mie passioni e il mio lavoro sono la stessa cosa. Un teatro fuori dei teatri che parla del rapporto con le piante, i giardini, i paesaggi. Insomma con il pianeta. Mi definisco e voglio essere attrice-giardiniera, nel senso che per essere giardinieri non occorre avere un giardino perchè il giardino è il pianeta e tutti noi ci viviamo dentro. archivio blog precedente su blog.teatroenatura.net
domenica 26 febbraio 2012
Sylva, nuova scheda
Sylva . Variazioni sulla foresta.
Chissà perché quando entriamo in una foresta abbiamo netta la sensazione di entrare, appunto, in un dentro, e invece la parola “foresta” vuol dire” fuori” ?
Da questa domanda comincia un percorso che ha andamento di concerto. La musica di Carlo Actis Dato e Gianpiero Malfatto fa da giuda, segna il sentiero , piano piano espande i confini.
La voce comincia ad innalzarsi per frammenti, suggestioni, un avvicinamento per piccoli passi. Emergono immagini brevi che vengono da boschi molto lontani : certi piccoli riquadri di foresta circondati da muri di pietra, in India, dove gli umani non entrano mai, se non una sola volta l’anno, a riverire i serpenti ; certi musicisti che hanno registrato la foresta pluviale ininterrottamente per ventiquattro’ore , con tutti i suoi versi e i suoi canti, e hanno scoperto che con incredibile precisione tutto si compone in un’unica partitura ….E da lì i toni cominciano a virare, si alternano fra narrazione e “canto”, e intanto la parola Sylva entra in risonanza con altre: selvatico, per esempio, perché un corpo di donna in contatto fisico, intimo con la selva percepisce cose che tutti noi abbiamo dimenticato e si apre alla meraviglia di scoprire che saremo selvatici per sempre … Oppure, un'altra parola : sacro, quello strano senso di sacro, primigenio, che ci può assalire in una foresta, anche se siamo uomini di oggi, anche se siamo laici; qualcosa che di sicuro viene prima ed è fuori da ogni religione. Riecheggiano in sottofondo lontane ispirazioni, voci diversissime fra loro: Gary Snyder il grande poeta americano della wilderness maestro nella “pratica del selvatico” , Baudelaire, Rigoni Stern ….
E anche ci si rivolge direttamente al pubblico, confidenzialmente , si ragiona su certi equivoci, su certe banalità del nostro sapere comune … “qui da noi le foreste si ritirano sempre di più, stanno scomparendo” … E invece no, lo dicono i forestali e anche i satelliti: in Italia oggi i boschi stanno ritornando, velocissimi, nei pascoli e nelle campagne abbandonate, più di un terzo della superficie d’Italia è coperta da boschi … Certo, c’è foresta e foresta: fra un incolto in crescita e una foresta vetusta ci sono varie differenze biologiche ed ecologiche, naturalmente, ma non solo; anzi probabilmente la differenza più forte è forse immateriale e risiede in qualcosa di profondo dentro tutti noi, tutti noi esseri di diverse specie.
E’ il punto di partenza per una sorta di piccola storia del paesaggio italiano, velocissima e visionaria, narrata dalla fine dell’ultima glaciazione ad oggi, immaginando di poter guardare dall’alto quello che sarebbe il movimento più evidente sotto i nostri occhi: il pulsare maestoso della foresta che, nei secoli, si ritira o si espande a seconda di quanto si ritiri o si espanda il popolo degli uomini. … Un viaggio vertiginoso, che si conclude con la voce potente di Mario Rigoni Stern che in un piccolo testo di una ventina d’anni fa, semisconosciuto e profetico, guarda la foresta che ritorna sulle Alpi “… e invade i villaggi abbandonati, fin dentro le stalle, nelle cucine …”
E il percorso di Sylva procede, avanza in profondità, emerge la sensazione di essere sempre più vicini a qualcosa che è là , immobile, di fronte a noi. E ci sta attendendo. Un luogo che rappresenta l’altra faccia della civiltà, un altro mondo dove possiamo riconoscere quella parte di noi che la pratica sociale tende a farci dimenticare, un radicale “altrove” che ci ammutolisce ma insieme ci fa sentire così profondamente, così misteriosamente a casa
E allora ci si ferma sospesi “sulle soglie del bosco” per scoprire che anche nella nostra antichissima Italia, così densa di opere umane, ci sono “luoghi che sono come porte” …. E poi basta un passo e, insieme, si entra dentro, proprio dentro la Grande Foresta. Si segue una musica che respira piano e la voce che racconta l’incontro fisico e personale, folgorante, con un vera foresta millenaria . E si scopre che la foresta è una forma di pensiero, anzi è stata il paesaggio che ha dato forma al nostro pensiero, nella notte dei tempi, e ancora oggi, guardando bene, con tutto il corpo, può dar forma più profonda, più felice, al nostro pensiero sulla vita. E le parole mutano ancora , materiali e liriche nello stesso tempo, nel momento culmine di questo spettacolo omaggio alla selva , in un canto che forse è uno dei momenti più maturi di una lunga pratica del teatro e della natura .
venerdì 10 febbraio 2012
Il giardino sacro in TV
Sono proprio curiosa: “Il giardino sacro” verrà messo in onda in versione integrale lunedì; è la prima volta che viene fatta una ripresa così "professionale", tre telecamere, due giorni di ripresa, montaggio, ecc ecc. Ebbene, sono davvero curiosa di capire come si trasforma questo spettacolo, proprio questo così ravvicinato e mischiato con il pubblico ... mi piacerebbe raccogliere qualche impressione.
(Lunedì 13 febbraio alle ore 21.20 su TV SAT 2000 canale 28 del digitale terrestre e sul canale 801 di Sky. per lo streaming , se funziona : www.tv2000.it > pulsante tv2000streming )
domenica 5 febbraio 2012
Iscriviti a:
Post (Atom)